Cuoco: CATERINA COPPOLA
20 sarduzze di selinunte da abbattere
4 limoni di cui useremo il succo
1 rametto di finocchietto selvatico
200 gr di pangrattato
100 gr di mandorle
2 cucchiaio di patè di pomodoro secco (facoltataivo)
4 fettine di pane tostato
1 arancia da affettare
Sale e Pepe (q.b.)
Olio evo
Ingredienti per la marinatura:
5 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di aceto
2 pizzichi di zucchero
Mettere in un contenitore zucchero, aceto, limone salsa di soia e miscelare il tutto.
Deliscare le sarduzze privandole della pinna e della coda e tagliuzzatele; mettetele quindi nella marinatura preparata per almeno 4-5 ore.
Scolarle per bene e condire con sale, pepe e olio, e aggiungere qualche filaccetto di finocchietto selvatico.
Lasciare il tutto a riposare per i tempi di preparazione delle tre lavorazioni.
Frulliamo la mollica del pane di un giorno prima (o acquistiamo quella già pronta) e mettiamola in padella con un filo d’olio d’extra vergine di oliva di nocellara del Belice, un pizzico di sale, uno spicchio d’aglio intero (facoltativo) qualche puntina di finocchietto selvatico e miscelare fino a far dorare la mollica. Appena sarà ben dorata, mettiamola da parte.
Pulire le mandorle e tostarle in una padella antiaderente fino a quando non saranno pronte per essere tritate.
Affettare l’arancia e il pane in fettine sottili: mettere le fettine a tostare in padella.
Per impiantare usare un coppapasta del diametro di 8 cm circa, metterlo su piatto da portata e riempirlo con la tartare di sarduzze che avevamo marinato precedentemente, spolveriamo sopra la mollica “atturrata” e le mandorle tostate. Guarniamo il piatto con le fettine di arancia, le fettine di pane tostato, qualche rametto di finocchietto, un baffo di patè di pomodoro secco e un baffo di marmellata di fichi.
Condire il piatto con un filo di olio extravergine di oliva nocellara del Belice.
La tartàre (in italiano tàrtara) è una preparazione di carne o pesce crudo tritati finemente, con il tritacarne o, meglio, al coltello, a cui si possono aggiungere condimenti o salse, come cipolla, capperi, succo di limone, aceto balsamico, tuorlo d’uovo.
La tartare di carne risale ai tempi dei tartari: popolo nomade e guerriero abituato a galoppare per molti chilometri, per sostentarsi durante i viaggi usavano mettere della carne cruda tra il dorso e la sella del cavallo. In questo modo, durante le cavalcate, la carne veniva macinata e battuta ed era quindi pronta per il consumo immediato.
Oggi la tartare è un piatto gourmet, per veri intenditori e per palati raffinati.